Camminavamo lungo una strada asfaltata circondata da dune di sabbia, quando mio cugino Lorenzo, Anna e altri tre amici decisero di voler cercare un serpente perchè avevano letto, qualche giorno prima di partire, che in quelle dune si nascondevano i più grandi serpenti di tutto il continente africano.
A me piacciono molto i serpenti, in particolar modo i cobra, anche se non sono avvolti su un bicchiere da Martini, ma avventurarsi in quel deserto, sotto il sole giallo come un limone infuocato (prima che si bruci e diventi nero) e il caldo di quel giorno, non mi piaceva affatto.
Avevo visto tutte le puntate di sopravvivenza di Bear Grylls ma l’idea di passare dalla teoria alla pratica in quel momento mi sembrava un po’ “affrettata”. Bhè poi siccome penso troppo prima di agire, gli altri decisero per me e partimmo alla ricerca di un serpente.
Dopo aver girovagato per quasi 2 ore sotto quel caldo soffocante senza vedere neanche uno di quei grossi scarafaggi neri che trovi in spiaggia, io stavo morendo di sete. Si okay, Bear insegna di bere le proprie urine stando accorti di filtrarle con una maglietta cercando di ingerire meno scorie possibili e soprattutto di non conservarla in una borraccia perchè i batteri si formano dopo qualche minuto che l’urina è a contatto con l’aria esterna.
Ma prima di intossicarmi con gli scarti delle 10 birre che avevamo bevuto prima di partire all’avventura e inzupparmi l’unica maglietta che avevo, senza tener conto del puzzo di piscio che mi avrebbe fatto compagnia per tutta la nostra missione, decisi di patire un po’ la sete. Non riuscivo neanche a ingerire la mia saliva perchè le birre l’avevano resa troppo collosa.
Proposi di tornare in hotel e finalmente qualche buon anima mi diede ascolto. Ma come la Legge di Murphy vuole, se vai cercando una cosa non la troverai mai, se vuoi solo tornare a casa velocemente per bere un bicchier d’acqua troverai tutti gli ostacoli del mondo davanti a te.
Un gigantesco esemplare di Crotalo del deserto ci aspettava sotto un cespuglio rinseccolito davanti a noi. Si poteva riconoscere dalle striature molto evidenti sul dorso e la coda quasi a sonagli. Il panico arrivò quando mi accorsi che quell’essere strisciante ci stava scrutando immobile cercando di mimetizzarsi con la sabbia. Suggerii di proseguire con un bell’angolo piatto, la sete poteva aspettare. Sapevo che anche se non era un crotalo diamantino orientale, tipico dell’america sud-orientale, anche la versione Classic era dotata di un buon veleno che ti uccideva nell’arco di 1 o 2 ore.
Fortunatamente tutto filò liscio, il serpentino rimase all’ombra del suo cespuglio e tornavamo in hotel.
Eravamo quasi arrivati quando vidi una pigna tra una duna e un’altra ma non riuscivo a capire cosa ci facesse una pigna in mezzo al deserto quindi mi avvicinai.
Era proprio come quelle pigne, con i pinoli dentro, che cadono dai pini permettendoci di farne un buon pesto (coi pinoli s’intende).
Era matura perchè aveva tutte le “scaglie” aperte ma quando la presi in mano gli altri mi videro fare un salto talmente alto che riuscii a vedere la città oltre le dune.
Al posto della punta della pigna c’era un musino con due occhi, naso e bocca che si muovevano di continuo.
Era come un riccio col corpo di una pigna, mai visto un mostriciattolo simile.
Subito dopo averlo scaraventato violentemente sulla sabbia mi pentii e lo ripresi in mano guardando se avevo rotto qualche scaglia del suo corpo ma queste si erano richiuse prima dell’impatto come quando la pigna è ancora acerba.
Dopo qualche minuto di riaprì ma non riuscii a capire dove fossero le zampe dell’animaletto, così decisi di portarlo in hotel per studiarlo meglio. Nota per i moralisti: ovviamente la sera stessa lo avrei subito riportato nel suo habitat naturale.
Non riuscivo a capire cosa ci fosse tra una scaglia e un’altra quindi provai a metterci il mignolo per sentire qualcosa e all’improvviso l’animaletto si richiuse “morsicandomi” il dito. Fortunatamente ero entrato solo con pochi millimetri quindi riuscii a toglierlo subito.
Non voleva essere noiato, allora lo tenni in mano delicatamente fino all’hotel.
Una volta arrivato in camera gli diedi una goccia d’acqua e un pezzettino di Würstel avanzato dal pranzo ma non lo toccò neanche con una scaglia, magari era vegetariano. Allora presi la macchina fotografica e scattai una dozzina di foto alla pigna vivente ma durante il viaggio di ritorno a casa ho perso la macchina fotografica quindi mi limiterò a fare un disegno dell’animale.
Arrivati alla sera decisi di riportarlo nel punto esatto dove lo avevo trovato perchè magari abitava li ma nessuno aveva voglia di camminare un’altra ora sulla sabbia. Alla fine convinsi Anna ad accompagnarmi. Una volta arrivati sul posto, stavo per rimettere a terra l’animaletto quando per sbaglio misi un dito tra una scaglia e un’altra e lui richiuse le scaglie immediatamente incastrandomi dentro il dito. Un dolore allucinante, peggio di una martellata quando manchi il chiodo. Solo che quello è un attimo invece il mostriciattolo non ne voleva sapere di mollare la presa e la circolazione sulla punta del dito penso si sia fermata. Anna mi consigliava di calmarmi per far riaprire l’animaletto che magari si era spaventato a causa degli urli ma si può immaginare che in quel momento dire a me di calmarmi era come dire a Belen di indossare un vestito a collo alto per un’intervista in tv. Cagna.
Comunque pensandoci bene mi sembrava l’unico modo per passare quello strazio. Così appoggiai la mano sulla sabbia e provai a tenerla ferma ma non riuscivo a smettere di tremare, dopo 3 minuti di patimento (che a me sembrarono almeno 10) quella specie di riccio iniziò a aprirsi.
Lo misi subito a terra e mi allontanai tenendomi stretto il dito che stava sanguinando a causa di piccoli tagli sul polpastrello.
Mi svegliai col battito a mille e anche un po’ sudato, complimentandomi con la mia mente per la fantasia nel sognare.
Post Scriptum
mi scuso per lo sfogo riguardo Belen;
qualcuno dice che i sogni sono solo immagini già vissute in passato, spiegatemi questo (non sono mai stato nel deserto e non ho mai visto una pigna vivente).