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#40 ‘A guallera

“Si sta come

di giorno

nella cuccia

il cane”

Qualcuno ha mai pensato a quanto possa essere noiosa la vita di un cane?

Spesso sento dire “fai proprio una vita da cane” in senso positivo, come se stare tutto il giorno a dormire e mangiare fosse la massima aspirazione per chiunque.

Ogni mattina, quando mi alzo per andare a lavoro, saluto Stella, il cane, che dormicchia nella branda in salotto. Lei, per tutta risposta, apre gli occhi e li richiude.

Quando torno, se non è sopra il letto in camera dei miei dal quale non capiresti mai se è viva o meno, rimanendo distesa a peso morto sulla sua brandina mi lancia un “abbaio” così moscio che non farebbe paura neanche a un bambino cinofobo. Solamente quando torna mio padre si alza, si stira e inizia a scodinzolare consapevole del fatto che è arrivato babbo natale con le crocchette.

Aspira i suoi 150 g di crocchette in 120 secondi netti e nessuno, neanche il mio vecchio, deve azzardarsi ad avvicinarsi in quei 2 minuti. Se tocchi il cane, smette di mangiare e inizia ad alzare il pelo sul groppone, assumendo quella postura rigor mortis che preavvisa lo sbranamento… se invece provi a toccare la ciotola ti lascia le stigmate sulle mani (“tranquillo, morde ma non stringe” vallo a dire a un altro cane).

Passati i due minuti solitamente non torna sulla branda ma si adagia sul divano poggiando il muso sul cuscino appoggiato al bracciolo. Quando finisco di pranzare e provo a stendermi sul divano insieme a lei, allunga le zampe e mi indica la sua brandina col muso. Ogni tanto è giusto fare a cambio.

Prima di tornare a lavoro le faccio un saluto sempre ben ricambiato da quel suo entusiasmo paragonabile a Nebbia di Heidi nei momenti più tristi della giornata.

Quando torno la sera, dopo altre 4 ore di lavoro e 2 di palestra, la trovo sempre in cima alle scale che abbaia felicemente col suo pollo di gomma in mezzo ai denti chiedendomi di giocare. Potrei anche farla contenta ogni tanto, se lasciasse il pollo in terra e mi permettesse di ritirarlo ma preferisce che la rincorra per tutta casa e le strappi il pollo di bocca, cosa che alle 8 di sera, stanco e affamato non ho assolutamente voglia di fare.

A cena Stella si accomoda sulla sedia di fianco alla mia e aspetta pazientemente il suo bocconcino prelibato di carne, verdura, pesce o qualsiasi altra cosa abbia un sapore diverso dalle crocchette che mangia mezz’ora prima.

La sera torna sul divano e riposa. Ogni tanto provo a metterle il guinzaglio e portarla un po’ a spasso ma, fatti 500 metri, si inchioda finché non faccio dietrofront.

La Domenica a pranzo, tornando dalla classica partita di softair, appena inizio a scravicchiare la chiave nella porta parte l’abbaiata furiosa del cane di mio nonno che viene a trovarci di tanto in tanto (insieme al nonno). Mi salta addosso e inizia a annusarmi e leccarmi braccia, gambe, viso mentre Stella mi lancia un’occhiata di gelosia dalla sua branda.

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Oh! Qualcosa ci dovrò pur scrivere d’ogni tanto su sto sito

Perchè esiste il male? Puoi googlare questa domanda quanto vuoi ma non troverai mai un discorso serio o che abbia dei fondamenti pratici. Perchè il male non esiste.

Tutto ciò che pensiamo e facciamo quotidianamente è bene, ognuno di noi vivendo fa del bene a qualcun altro. Certo come in ogni concetto relativo, il bene è bene rispetto a una cosa meno bene ma diventa meno bene rispetto a una cosa per bene. Diciamo che il sistema funziona perché va bene, perchè ogni sfaccettatura del bene segue il corso e lo fa senza esitare.

Distinguerei il bene “autentico”, ovvero quello puro al 100%, dal bene “ripagato”, diciamo quello al 70%. Con quale dei due si potrebbe convivere? A primo impatto avevo preso la strada del bene “autentico”, infatti se ognuno di noi desse il meglio di sé, pensando a sé, a tutti e a nessuno, non vi sarebbero guerre di religione, territoriali o commerciali ma, molto probabilmente, verrebbero a mancare questi equilibri che consentono all’uomo moderno di aver vissuto migliaia di anni. Facendo invece del bene “ripagato”, rimane quel 30% di poco bene che comunque non è male, è solo “poco bene”.

Diventa lecito aspettarsi del bene quando si vive un’intera vita facendone agli altri. Non sarebbe più un “aspettarsi” ma un “quotidiano ricevere” perchè se tutti diamo qualcosa, nessuno potrebbe riceverlo (bene “autentico”), mentre dando in gran parte e ricevendo in piccole dosi si mantiene l’equilibrio. Se infine estendiamo questo concetto prima ad una comunità e dopo all’umanità, vediamo che le persone che fanno “poco bene” sono necessarie al sistema per ricevere piccole parti di tutto quel bene che sgorga dalla maggior parte delle persone.

Questo è solo uno spunto per pensare, il meglio piano piano uscirà. Tiziano Ferro ha preso spunto dicendo “Dici che esistono solo persone buone, quelle cattive sono solamente sole…”

P.s. oggi è stato presentato il nuovo iphone 5, se qualche bisognoso di far del bene avesse la necessità di regalarmene uno sarò lieto di poterlo aiutare…

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Pigna del deserto

Camminavamo lungo una strada asfaltata circondata da dune di sabbia, quando mio cugino Lorenzo, Anna e altri tre amici decisero di voler cercare un serpente perchè avevano letto, qualche giorno prima di partire, che in quelle dune si nascondevano i più grandi serpenti di tutto il continente africano.

A me piacciono molto i serpenti, in particolar modo i cobra, anche se non sono avvolti su un bicchiere da Martini, ma avventurarsi in quel deserto, sotto il sole giallo come un limone infuocato (prima che si bruci e diventi nero) e il caldo di quel giorno, non mi piaceva affatto.

Avevo visto tutte le puntate di sopravvivenza di Bear Grylls ma l’idea di passare dalla teoria alla pratica in quel momento mi sembrava un po’ “affrettata”. Bhè poi siccome penso troppo prima di agire, gli altri decisero per me e partimmo alla ricerca di un serpente.

Dopo aver girovagato per quasi 2 ore sotto quel caldo soffocante senza vedere neanche uno di quei grossi scarafaggi neri che trovi in spiaggia, io stavo morendo di sete. Si okay, Bear insegna di bere le proprie urine stando accorti di filtrarle con una maglietta cercando di ingerire meno scorie possibili e soprattutto di non conservarla in una borraccia perchè i batteri si formano dopo qualche minuto che l’urina è a contatto con l’aria esterna.

Ma prima di intossicarmi con gli scarti delle 10 birre che avevamo bevuto prima di partire all’avventura e inzupparmi l’unica maglietta che avevo, senza tener conto del puzzo di piscio che mi avrebbe fatto compagnia per tutta la nostra missione, decisi di patire un po’ la sete. Non riuscivo neanche a ingerire la mia saliva perchè le birre l’avevano resa troppo collosa.

Proposi di tornare in hotel e finalmente qualche buon anima mi diede ascolto. Ma come la Legge di Murphy vuole, se vai cercando una cosa non la troverai mai, se vuoi solo tornare a casa velocemente per bere un bicchier d’acqua troverai tutti gli ostacoli del mondo davanti a te.

Un gigantesco esemplare di Crotalo del deserto ci aspettava sotto un cespuglio rinseccolito davanti a noi. Si poteva riconoscere dalle striature molto evidenti sul dorso e la coda quasi a sonagli. Il panico arrivò quando mi accorsi che quell’essere strisciante ci stava scrutando immobile cercando di mimetizzarsi con la sabbia. Suggerii di proseguire con un bell’angolo piatto, la sete poteva aspettare. Sapevo che anche se non era un crotalo diamantino orientale, tipico dell’america sud-orientale, anche la versione Classic era dotata di un buon veleno che ti uccideva nell’arco di 1 o 2 ore.

Fortunatamente tutto filò liscio, il serpentino rimase all’ombra del suo cespuglio e tornavamo in hotel.

Eravamo quasi arrivati quando vidi una pigna tra una duna e un’altra ma non riuscivo a capire cosa ci facesse una pigna in mezzo al deserto quindi mi avvicinai.

Era proprio come quelle pigne, con i pinoli dentro, che cadono dai pini permettendoci di farne un buon pesto (coi pinoli s’intende).

Era matura perchè aveva tutte le “scaglie” aperte ma quando la presi in mano gli altri mi videro fare un salto talmente alto che riuscii a vedere la città oltre le dune.

Al posto della punta della pigna c’era un musino con due occhi, naso e bocca che si muovevano di continuo.

Era come un riccio col corpo di una pigna, mai visto un mostriciattolo simile.

Subito dopo averlo scaraventato violentemente sulla sabbia mi pentii e lo ripresi in mano guardando se avevo rotto qualche scaglia del suo corpo ma queste si erano richiuse prima dell’impatto come quando la pigna è ancora acerba.

Dopo qualche minuto di riaprì ma non riuscii a capire dove fossero le zampe dell’animaletto, così decisi di portarlo in hotel per studiarlo meglio. Nota per i moralisti: ovviamente la sera stessa lo avrei subito riportato nel suo habitat naturale.

Non riuscivo a capire cosa ci fosse tra una scaglia e un’altra quindi provai a metterci il mignolo per sentire qualcosa e all’improvviso l’animaletto si richiuse “morsicandomi” il dito. Fortunatamente ero entrato solo con pochi millimetri quindi riuscii a toglierlo subito.

Non voleva essere noiato, allora lo tenni in mano delicatamente fino all’hotel.

Una volta arrivato in camera gli diedi una goccia d’acqua e un pezzettino di Würstel avanzato dal pranzo ma non lo toccò neanche con una scaglia, magari era vegetariano. Allora presi la macchina fotografica e scattai una dozzina di foto alla pigna vivente ma durante il viaggio di ritorno a casa ho perso la macchina fotografica quindi mi limiterò a fare un disegno dell’animale.

Arrivati alla sera decisi di riportarlo nel punto esatto dove lo avevo trovato perchè magari abitava li ma nessuno aveva voglia di camminare un’altra ora sulla sabbia. Alla fine convinsi Anna ad accompagnarmi. Una volta arrivati sul posto, stavo per rimettere a terra l’animaletto quando per sbaglio misi un dito tra una scaglia e un’altra e lui richiuse le scaglie immediatamente incastrandomi dentro il dito. Un dolore allucinante, peggio di una martellata quando manchi il chiodo. Solo che quello è un attimo invece il mostriciattolo non ne voleva sapere di mollare la presa e la circolazione sulla punta del dito penso si sia fermata. Anna mi consigliava di calmarmi per far riaprire l’animaletto che magari si era spaventato a causa degli urli ma si può immaginare che in quel momento dire a me di calmarmi era come dire a Belen di indossare un vestito a collo alto per un’intervista in tv. Cagna.

Comunque pensandoci bene mi sembrava l’unico modo per passare quello strazio. Così appoggiai la mano sulla sabbia e provai a tenerla ferma ma non riuscivo a smettere di tremare, dopo 3 minuti di patimento (che a me sembrarono almeno 10) quella specie di riccio iniziò a aprirsi.

Lo misi subito a terra e mi allontanai tenendomi stretto il dito che stava sanguinando a causa di piccoli tagli sul polpastrello.

Mi svegliai col battito a mille e anche un po’ sudato, complimentandomi con la mia mente per la fantasia nel sognare.

Post Scriptum

mi scuso per lo sfogo riguardo Belen;
qualcuno dice che i sogni sono solo immagini già vissute in passato, spiegatemi questo (non sono mai stato nel deserto e non ho mai visto una pigna vivente).

Malucchi Sonny, 11/05/2012

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Arcobaleno notturno, 10/08/2002

Era la notte del 10 Agosto 2002, credo fossero passate da poco le 2, stavo rientrando in camper dopo una tranquilla serata con amici tra le viuzze di San Saba, un antico paesino marinaro della periferia nord di Messina.

Avevo letto su Yahoo Answers che è più probabile vedere le stelle cadenti nella notte del 12 e 13 Agosto, quindi dopo aver aspettato più di quindici minuti sulla spiaggia sabbiosa del paese, mi rassegnai e tornai dentro. Non feci in tempo neanche a mettere il pigiama che un violento temporale iniziò a battere molto fastidiosamente sul tetto del camper. Io, al secondo piano del letto a castello, riuscivo a distinguere le gocce che cadevano dirette sul tetto da quelle che rimbalzavano sull’albero che ci faceva ombra di giorno. Dopo circa mezz’ora mi accorsi che di dormire non se ne parlava proprio, il ticchettio delle gocce sopra di me era più fastidioso dell’acqua calda che ti getta l’otorino per lavarti le orecchie prima di una visita.

Mio fratello russava come un contrabasso nel letto sotto al mio e i miei genitori dormivano tranquilli come se la pioggia fosse solo una mia allucinazione.
Decisi allora di alzarmi e, armato di ombrello e k-way, andai sul molo per vedere i milioni di piccolissimi buchi che formava la pioggia quando cadeva nel mare. Scattai alcune foto ma la luminosità era praticamente inesistente e il flash arrivava a mala pena a farmi luce davanti ai piedi.

Verso le 3:40 il temporale cessò e dopo qualche minuto apparì un grandissimo arcobaleno a pochi chilometri dalla spiaggia, sulla mia destra. Non avevo mai visto un arcobaleno notturno, forse mi faceva anche paura. Tornai sulla via principale che costeggia la spiaggia, illuminata da alcuni lampioni, per scattare una foto.

Ero come incantato, i colori erano più cupi di un normale arcobaleno diurno, ma comunque molto evidenti. Dopo uno o due minuti molte stelle comparsero vicino al fascio luminoso. Sembravano tante formichine che uscivano dal loro formicaio impaurite da una forte vibrazione. Nell’arco di 5 minuti avrò contato almeno 30 stelle attorno all’arcobaleno.

Si stava lentamente scolorendo, le tonalità di azzurro, giallo e rosso erano sempre più scure e si andavano uniformando tra loro. Insieme a lui, anche le stelle si stavano man mano spegnendo.

Fu in quel momento che mi accorsi di una stella cadente li vicina, poi un’altra e altre 3 ancora. Stavano iniziando a cadere tutte insieme. Una vera e propria pioggia di stelle. Nel momento in cui l’arcobaleno scomparì definitivamente anche tutte le stelle erano cadute o si erano spente.

Il cielo era rimasto completamente vuoto, solamente un piccolo quarto di luna si notava in mezzo a tutto quel nero.

Malucchi Sonny, 8.05.2012